Gianluca Pacchiarotti
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L'"Amarcord": l'ex portiere pescarese si racconta

Nessuno prima di lui. Dal lontano 1980 il record di Gianluca Pacchiarotti resiste nel mondo del calcio. Con la maglia del Pescara, infatti, il Puma, come lo chiamano gli amici, debutta in...

Nessuno prima di lui. Dal lontano 1980 il record di Gianluca Pacchiarotti resiste nel mondo del calcio. Con la maglia del Pescara, infatti, il Puma, come lo chiamano gli amici, debutta in serie A quell’anno a soli 16 anni e 7 mesi. Insomma, il più giovane di tutti e persino Gianluigi Buffon, che gioca la prima gara in A a 17 anni, si deve accontentare di essere il secondo esordiente assoluto. Da ragazzo Pacchiarotti incontra sulla sua strada grandi calciatori e con l’Italia juniores vince il Torneo internazionale di Montecarlo, una specie di trofeo di Viareggio per le nazionali giovanili. L’allenatore azzurro è Italo Acconcia, originario dell’Aquila, in squadra ci sono Baroni, attuale tecnico del Lanciano, Bergomi, Di Chiara, Donadoni e Mancini. Ma il più forte di tutti se lo ritrova di fronte il 2 settembre 1984: Diego Armando Maradona.

Pacchiarotti, che ricordo ha di quel Pescara-Napoli?
«Era un partita di Coppa Italia e il compianto Catuzzi mi fece giocare. Me la cavai abbastanza bene, fino a quando il genio di Maradona non ebbe il sopravvento. Sembrava un pallone innocuo, lui era a terra, ma inventò una perla da fuoriclasse: una rovesciata che non mi diede scampo. Alla fine mi regalò la sua maglia numero 10».

Quando nasce la sua carriera di portiere?
«Da ragazzino, con i miei amici di infanzia, in strada a Scafa, il mio paese originario dove da tanti anni alleno i portieri nella società del presidente D’Attilio. Nel 1976 il primo tesseramento all’Alcyone Pescara, poi nei Giovanissimi del Pescara Calcio. Nel 1980 venivo già convocato nella prima squadra guidata da Aldo Agroppi. Nel settore giovanile i tecnici erano Elio Marinaro e Luciano Monticelli, mentre Mario Tontodonati era una sorta di supervisore tecnico».

La serie A, la maglia azzurra, poi la Casertana in serie C. Nel 1986 l’esperienza in Germania. Come è finito allo Schalke 04?
«All’epoca i procuratori non esistevano. Mi chiamò un amico giornalista per farmi fare un provino. Andò bene e firmai un buon contratto, anche se ero il terzo portiere. In quella squadra c’era Olaf Thon che nel 1990 con la Germania vinse i Mondiali in Italia».

Le è dispiaciuto andare via da Pescara?
«Fino a un certo punto. Il mio sogno era quello di vestire la casacca biancazzurra: l’ho fatto per otto anni. Poi le strade si sono divise, ma non ho rimpianti. All’epoca debuttare e trovare spazio in prima squadra era difficilissimo, soprattutto per un giovane portiere. A me è stata data la possibilità, per cui non posso lamentarmi».

Il ritorno in Italia non è fortunato e la sua carriera ricomincia dai dilettanti.
«Dai club professionistici non arrivò nessuna offerta allettante, solo qualche timida avance. Perciò decisi di accettare la proposta del Termoli che militava nel campionato di Promozione. Arrivammo secondi ottenendo il ripescaggio in serie D. In quel girone c’erano grandi calciatori, ad esempio Tonino Martino che giocava nel Penne e poi arrivò in serie A con la Reggina. Da allora ho sempre militato in categorie non molto prestigiose, però mi sono tolto tantissime soddisfazioni, incontrando personaggi straordinari, ad esempio Meuccio (Di Santo, ndc), l’ex direttore generale del San Salvo».

A parte Maradona, chi è stato l’avversario più forte che ha incontrato?
«Ne ho visti tanti, soprattutto in Coppa Italia, dove potevo ritagliarmi maggiore spazio. Ho giocato anche a San Siro contro il Milan di Franco Baresi e Joe Jordan, “Lo Squalo”, oppure contro la Fiorentina di Daniel Passarella e Giancarlo Antognoni».

E tra i suoi compagni di squadra?
«Bruno Nobili, un calciatore dotato di una classe cristallina, così come Roberto Mancini che ho conosciuto in Nazionale. Tra i difensori indico Filippo Galli».

E i portieri italiani?
«Sono un po’ preoccupato. Vedo il vuoto dietro a Buffon anche se ci sono discreti interpreti: lui è ineguagliabile. Sirigu sta migliorando perché gioca le coppe europee, ma in chiave Mondiali darei una chance a Marchetti».

Qual è il suo giudizio sui portieri del Pescara e del Lanciano?
«Belardi e Pelizzoli sono molto affidabili. Il primo, quando è stato chiamato in causa, ha avuto un buon rendimento. Tuttavia, il titolare era ed è Pelizzoli per cui la scelta di Cosmi non mi scandalizza. Piuttosto, mi sorprende che il Pescara non abbia un portiere del settore giovanile in grado di fare almeno il secondo. C’è Savelloni e mi risulta che sia il quarto. Nel Lanciano c’è Sepe che si sta consacrando a grandi livelli. Credo che a breve lo vedremo in serie A».

Oggi fa il preparatore. C’è stato qualche contatto con il Pescara?
«Nessuna chiamata, né il sottoscritto si è mai proposto. Sono orgoglioso di far crescere nuovi talenti, però pensavo che almeno nei club dilettantistici ci fosse più riconoscenza. Per tanti anni ho lavorato per una squadra di Eccellenza abruzzese ottenendo ottimi risultati. All’improvviso, l’anno scorso mi hanno scaricato senza darmi nemmeno una spiegazione. È arrivato un nuovo tecnico che ha portato un suo uomo. Se anche nei dilettanti si arriva ad imporre la scelta per questo ruolo siamo messi male. Comunque mi sono rimboccato le maniche e continuo ad allenare i giovani e in prime squadre di serie minori».

Giovanni Tontodonati