Gianluca Pacchiarotti
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Tra oblio e mito

di Giovanni Armillotta
Dal 1980 - quando si riaprirono nuovamente le frontiere per i calciatori stranieri - sono state versate decine e decine di ettolitri d'inchiostro, per illustrare le imprese di epifenomeni, sia nel senso fattuale che psico-medico del termine.
Dopo un quarto di secolo non si vuole ammettere che ben pochi giocatori esteri hanno determinato svolte epocali nelle nostre società calcistiche: Maradona, Falcão, Platini, Van Basten, Briegel, Katanec, e pochi altri.
Al contrario, alcuni che di fenomeno hanno solo l'"epi" e di grande le immense virgolette, si sono prodotti in colossali gite premio ben remunerate.
Mi limito a ricordare le due reti su cinque dell'Internazionale contro la Roma, che assicurarono ai milanesi la verginità da Serie B a tre giornate dalla fine (Olimpico, 2 maggio 1999).
Impresa pur sempre rimarchevole, se poi consideriamo che l'autore della doppietta fu il virgolettatissimo Ronaldo.
A dispetto di quegli eterni scontenti dei tifosi nerazzurri che da sempre gli rimproverano di non essere riuscito nemmeno a vincere una pur ufficiosa, quindi miserabile, classifica cannonieri, bensì a perdere pure le lacrime capitoline del 5 maggio 2002, ben presto asciugate dalle crapule ferragostane... povera Inter a cui non t'è stato risparmiato nulla!
Leggende metropolitane, eroi in sedicesimo, promesse mai mantenute, eponimi con uno splendido futuro alle spalle, rarefatti ectoplasmi trasformatisi in scaturigini televisive: costoro gli unti dai suddetti ettolitri di liquido nero... e per venticinque anni.
Poi, quando sarebbe bastato un conciso tratto di penna per trarre dall'oblio un vero campione, ma italiano, un esempio di serietà, un 'limes' invalicabile, cosa hanno risposto? "Ci duole pur s'è svuotato il càlamo; noi, che di lettere viviamo, della cifra il tedio esecriam" (è una dotta parafrasi, tranquilli!).
Ho ancora in mente le parole del terzino della Germania Federale campione del mondo '74 ad un qualcuno che gli chiese cosa provasse dopo la vittoria contro l'Olanda, Paul Breitner rispose: "Vorrei soltanto una domanda intelligente", scuotendo il capo fra compassione e paternalismo seccato.
Chissà quanti e quali sono gli addetti ai lavori del nostro Paese a conoscenza che Gianluca Pacchiarotti è il più giovane portiere esordiente in massima serie nella storia del calcio mondiale. Ma tanto, non non ha importanza.
Vuoi mettere l'intervista all'attaccante X, schiaffeggiato dall'allenatore Y, e quest'ultimo cacciato a malo modo dal presidente Z? Perdincibacco, questi sì che sono pezzi da gattopulitzer: direbbe Cecchi Paone, rivoltando lo stomaco!
Ma torniamo a Gianluca, nato a Roma il 30 agosto 1963.
Pacchiarotti - la cui "luce che arse col doppio di splendore bruciò in metà tempo ed egli consumò la sua candela da tutte e due le parti" ('Blade Runner') - esordì in Serie A a Perugia, con la maglia del Pescara, il 9 marzo 1980 all'adolescenziale età di sedici anni e 192 giorni: 23ª giornata del campionato 1979-80.
Un primato ineguagliato fra tutti i portieri del globo esordienti al più alto livello: un record invidiatoci da tutte le Federcalcio del mondo.
Quando Vialli e Zola passarono all'onore delle cronache per essere stati i "primi" calciatori italiani ad emigrare all'estero, non vi fu nulla di più di un clamoroso falso.
Il nostro portiere, già dieci anni prima (1986-87) era approdato in Germania con la casacca del Fortuna Düsseldorf, che non era la squadra dell'oratorio, ma già campione di Germania, due volte vincitrice della Coppa nazionale e finalista di Coppa delle Coppe.
Ch'io ne sappia nessuno si prese la briga di scriverlo, o perlomeno dire: "Ragazzi, ma quali Vialli e Zola, non rammentate Pacchiarotti?".
Ecco perché sostengo che alcuni dovrebbero sottoporsi all'esame di storia del calcio, o a quello universitario di Storia dello sport, almeno per evitare figure barbine.
Altro primato del Nostro, ma simpaticamente negativo, è stato quello di ricevere il "battesimo" della prima rete di Maradona fuori dalle mura del San Paolo all'82': 2 settembre 1984, Pescara-Napoli 0-3, valida per l'ottavo girone eliminatorio di Coppa Italia.
Diego gli donò la maglia numero 10, che l'estremo difensore a sua volta regalò... pazzie dei portieri.
Numerose le sue partecipazioni nelle Nazionali Juniores, Under 16 e Lega Serie B.
Nel 1981 fu il protagonista della vittoria della Nazionale Juniores alla prestigiosa Coppa 'Principe Alberto di Monaco', che l'Italia conquistò a spese di Germania Federale (campione d'Europa in carica) Francia (terza classificata CE), Spagna (quarta CE), Messico, e in finale contro la Cecoslovacchia (3-2; Montecarlo, 19 novembre).
Il 20 aprile dello stesso anno giunse secondo con la Juniores al XXX 'Torneo Internazionale Giovanile di Pasqua' a Cannes, che l'Italia perse in finale contro l'Olanda, dopo aver eliminato Scozia, Germania Democratica e Brasile; ancora secondo il 18 luglio alla 'China Youth Cup Tournament', sconfitti in finale dalla Romania a Shangai.
Dal novembre 1995 ha il patentino FIGC di Terza Categoria, quale allenatore dei portieri, e tutt'ora gioca titolare nel Campionato Abruzzese di Eccellenza con il Lauretum.
Gianluca Pacchiarotti una carriera di ventinove anni che non ha arricchito la sua borsa, ma "solo" il calcio italiano.
Come avevi torto, Ernst Cassirer, quando scrivevi che "la preponderanza del pensiero mitico sul pensiero razionale in alcuni dei nostri sistemi è evidente", poiché "il pensiero razionale e quello scientifico confessano il loro fallimento"... ma nell'odierna Italia del pallone il mito cede il passo al banale, e il luogo comune si trasforma in notizia. Gianni Brera, addio!